
FERMATI – La violenza di genere
IRINA, LAURA, GINA LORENZA ALESSANDRA, BARBARA, sono nomi comuni di donne reali che oggi non esistono più, strappate ai propri cari, da uomini reali che con la loro violenza le hanno uccise.
Durante l’emergenza del Covid-19, l’isolamento, la convivenza forzata hanno aggravato la situazione.
L’istituzione di un numero per l’emergenza il 1522 non è servito a fermare le uccisioni, le risorse non bastano mai e nonostante l’aiuto prezioso e continuo di diverse associazioni che operano in questo delicato settore, la violenza nei confronti di queste donne, madri e figlie non si ferma.
Il numero dei femminicidi continua inesorabile come un bollettino di guerra quotidiano.
L’istituzione del Codice Rosso è stato un importante intervento legislativo ma da solo non basta. Nulla sembra fermare questa violenza contro le donne, in tutte le forme in cui viene perpetrata.
Le Nazioni Unite in occasione della Conferenza Mondiale sulla Violenza contro le Donne tenutasi a Vienna nel 1993, la definiscono come ogni atto legato alla differenza di sesso che provochi o possa provocare un danno fisico, sessuale, psicologico o una sofferenza della donna, compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o l’arbitraria privazione della libertà sia nella vita pubblica che nella vita privata (Art. 1, Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne, Vienna, 1993).
La privazione delle libertà è inaccettabile da parte di chiunque e, se ci si trova in tale condizione, si lotta per ottenere la propria libertà. Ma questo spesso non avviene quando sono le donne a subire tale privazione. E tutti si chiedono perché accettare tali violenze e non reagire. Per paura, per vergogna, per senso di colpa, per i figli, per cultura, per fragilità emotiva e potremmo continuare all’infinito a cercare le ragioni giustificative per capire perché queste donne non dicono basta, fin da subito, non si ribellano e subiscono in silenzio.
Non si può e non si deve giudicare il dolore, la sofferenza e le scelte personali delle persone che vivono tali situazioni.
Ma chi ha gli strumenti necessari, la forza e la volontà di impedire che tali situazioni di dolore si ripetano ogni giorno, deve alzare la voce, deve promuovere leggi, deve agire contro gli autori di tali reati, deve educare le persone a non accettare nessuna forma di violenza e restrizione delle libertà personale .
Ognuno di noi può fare qualcosa, anche solo parlandone anche solo dicendo no.